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IL TRAMONTO DEGLI IDOLI. FAQ N.2.

LE PRESTAZIONI DEL PROFESSIONISTA delle PRATICHE FILOSOFICHE SONO A PAGAMENTO?


Sì. Gli incontri di consulenza/counseling e di formazione elargiti dal Professionista delle Pratiche Filosofiche sono soggetti a pagamento, al pari di tutte le altre prestazioni professionali.


Quanto costano le nostre prestazioni?


Ad oggi ciascun professionista decide autonomamente quanto farsi pagare ciascuna prestazione: non esiste un tariffario univocamente riconosciuto, nemmeno in relazione alla tariffa minima richiesta per la singola consulenza (come avviene nel caso di altre professioni organizzate in Ordini e Collegi).

Non è semplice quindi individuare il “giusto prezzo” delle nostre prestazioni.  Inoltre, entrano in gioco fattori e variazioni che dipendono dall’equilibrio tra domanda e offerta.

Nonostante non vi sia un tariffario definito, in virtù del codice deontologico, il professionista ha l’obbligo di stilare un contratto con l’utente, dichiarando a partire dalla prima consulenza il proprio onorario.

Ammettiamo la possibilità che il professionista si avvalga del cosiddetto “tariffario etico”, stabilendo sempre all’inizio della prestazione e in modo chiaro e definito, un onorario agevolato nel caso di utenti appartenenti a categorie disagiate (es. persone in stato di disoccupazione o comunque di disagio economico).

In particolare nel caso dei colloqui di consulenza e counseling filosofici, la chiarezza iniziale sulla tariffa è per Pragma fondamentale.

È possibile per il professionista elargire prestazioni non a pagamento?


Sì. Il professionista può offrire anche prestazioni non a pagamento o a fronte di piccoli contributi, in caso di eventi utili per la conoscenza e la diffusione delle pratiche filosofiche nella comunità.

Anzi, Pragma agevola e promuove l’organizzazione di tali attività, in concomitanza all’esercizio della professione, specialmente nella forma di pratiche come Caffè filosofici, AperiPhilo e Seminari Attivi in luoghi pubblici: ciò ha una grande rilevanza di carattere conoscitivo delle pratiche e  – in senso lato – “politico” di più facile ed estesa costituzione di tempi e spazi in cui si creano tra i convenuti vere e proprie “comunità di ricerca”.

Pragma non sostiene invece attività presentate in modo ingannevole come “gratuite” ma organizzate allo scopo di aumentare la clientela dei propri studi professionali: non vi è gratuità qui, perché di fatto si cerca un guadagno in termini economici. Gli eventi di natura pubblicitaria volti ad aumentare la clientela, devono essere dichiaratamente presentati come tali, con onestà e trasparenza.


Il denaro vizia la possibilità di filosofare con l’utente?


Questo è un argomento sostenuto da alcuni tra i cultori della materia per giustificare la propria offerta totalmente e sempre gratuita dei colloqui di consulenza/counseling filosofici e degli incontri di formazione, opponendosi all’esercizio di tali attività come professione.

Esso si basa però su presupposti infondati, ovvero:


!    1) La filosofia come professione, in quanto prevede un onorario, non sarebbe più esercitata fine a se stessa ma “a scopo di guadagno”.

Crediamo che sia del tutto errato, offensivo e fuorviante presentare un professionista come qualcuno che va a caccia di denaro. In realtà è lapalissiano: l’onorario del professionista non è ciò di cui “va in cerca”, bensì il semplice corrispettivo economico a fronte delle prestazioni elargite, che ne conferma il valore di mercato.


2) Solo la filosofia estranea al mercato avrebbe la capacità di svolgere un ruolo attivo nella consapevolizzazione e nella messa in discussione di una certa cultura dominante, cui molti (Es. Galimberti, Benasayag, Bauman, Fromm, Baudrillard, ecc.) fanno derivare alcuni tra i più diffusi disagi del nostro tempo: per esempio il senso di incertezza, di frustrazione, di inefficienza in relazione ad un preciso sistema di valori fondato sulla prestazione, l’efficienza, il successo inteso esclusivamente in termini di denaro, l’esasperazione dell’individualismo e della competizione, ecc.
Anche in questo caso, ci sembra evidente l’infondatezza di una simile posizione.

I filosofi hanno sempre efficacemente analizzato, reso più consapevole, valorizzato o eventualmente messo in discussione il sistema socioculturale dominante nel proprio tempo a fronte di compensi ricevuti per le proprie pubblicazioni, conferenze, seminari, lezioni, ecc.

La consulenza filosofica, il counseling filosofico e in generale le pratiche filosofiche non perdono certo il proprio carattere critico, analitico, consapevolizzante e chiarificatore nel tradursi in professione.

Ricordiamo inoltre che i cultori della materia che però svolgono un altro lavoro per mantenersi, appaiono agli occhi dell’utenza e sono di fatto inseriti nelle “logiche di mercato” che pure in modo collaterale permettono l’esercizio dell’attività filosofica. Anche questo è lapalissiano.

Nota informativa per l’apertura della partita IVA


Ad oggi non è possibile aprire una partita IVA come consulente filosofico, counselor filosofico o professionista delle pratiche filosofiche.


È necessario scegliere tra due codici ATECO ovvero

         – codice 88.99.00, che ha la descrizione: “Altre attività di assistenza sociale non residenziale nca”
oppure
        –  codice 85.60.09, che ha la descrizione: “Altre attività di supporto all’istruzione”


Nel primo caso, avvicinerete le vostre attività alle relazioni d’aiuto e di assistenza socio-sanitaria. Nell’altro alle attività di formazione.

Sarebbe interessante capire come si facciano riconoscere dal fisco coloro che non riconoscono di avere affinità né con l’una né con l’altra categoria.


Pragma riconosce per i Professionisti delle pratiche filosofiche la possibilità di aprire partita IVA con entrambi i codici, a seconda che le proprie attività si dirigano prevalentemente alla relazione d’aiuto o alla formazione.

Autori: 
Luca Nave, Maddalena Bisollo

Continua a seguirci! La prossima FAQ sarà dedicata al tema: Consulenza filosofica e counseling filosofico sono la stessa cosa?

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