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Antifonte di Atene, il sofista che inventò la psicoanalisi. Di Luca Nave

L’idea di curare le malattie della psiche con l’uso delle parole risale a circa venticinque secoli prima della nascita della psicoanalisi. Stando alla testimonianza di Plutarco, Antifonte di Atene (480-411 a.C.)

 

“compose un’arte del non soffrire, cioè una cura come quelle che i medici prescrivono agli ammalati; messo su un ambulatorio presso il foro di Corinto divulgò l’annuncio che egli aveva la capacità di curare, per mezzo della parola, gli afflitti e, conosciute le cause del male, placava le sofferenze. […] Poteva inoltre persuadere di qualunque argomento parlasse e promise di tenere conferenze intorno alla liberazione dal dolore, nella convinzione che non avrebbero nominato alcun dolore così grave che egli non potesse togliere dalla mente” (1983, p. 16). 

 

Sappiamo poco del filosofo vissuto ai tempi di Socrate. È noto, tuttavia, che elaborò un sistema concettuale compiuto relativo alla techné alypias, ovvero all’“arte per liberare dalle sofferenze” dell’anima e per esercitare un’influenza positiva sul prossimo, in linea con la filosofia dei sofisti. Nei dialoghi di Platone, ad esempio, leggiamo che Gorgia affermava di incontrare alcuni “malati che non volevano bere la medicina o rifiutavano di farsi tagliare o cauterizzare dal medico; e mentre il medico non riusciva a persuaderli ci riuscii io, con nessun’arte se non con la retorica” (IV, 456-7). 

Dai frammenti in nostro possesso emerge che Antifonte era consapevole non solo del profondo valore della parola per la persuasione dei malati ma anche del ruolo giocato dalla mente nel mantenimento della salute e nell’insorgenza della malattia. La psiche esercita una profonda influenza sull’equilibrio fisico che, in linea con la medicina ippocratica, costituisce la quintessenza della salute. 

 

“In tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo sia verso la salute, sia verso la malattia, sia verso tutte le esperienza e aspetti della vita” (frammento DK 87 B2). 

 

Partendo da una concezione materialistica, monistica e immanente, Antifonte era convinto che si possa accedere alla causa profonda del male, situata nella materia atomica del paziente (arrythmiston) e, grazie al potere della parola, costruire rappresentazioni utili per agire sul corpo del malato e piegare le logiche delle sofferenze psichiche e, dunque, anche di quelle corporee. La natura profonda di ogni essere umano è libera da ogni schema, struttura o ritmo imposto. E nulla, come la malattia, ha bisogno di essere ristrutturato, liberato da schemi preesistenti e giudicato da un angolo visuale totalmente diverso.

vatlavich

Con Antifonte, Socrate e i Sofisti si inaugura la concezione della filosofia come terapia dei mali dell’anima caratteristica dell’età ellenistica e poi romana. Il simbolo di questa filosofia è impresso alle porte della biblioteca di Alessandria d’Egitto dove era incisa la frase Psyches iatreion (ospedale dell’anima).

Le ricerche naturalistiche dei primi filosofi lasciano il posto a una filosofia pratica e terapeutica della condizione umana indirizzata alla ricerca del benessere, della felicità, della tranquillità e del piacere della persona che si esercita e la pratica, nonché alla salute del suo corpo e della sua psiche. 

L’obiettivo dell’autentica filosofia antica non era il “sapere per il sapere” ma il “sapere per la pratica”. Questa filosofia non funziona semplicemente a livello proposizionale o concettuale e non propone solo nuove teorie metafisiche, logiche, etiche o estetiche ma rimanda, appunto, alla pratica filosofica, agli esercizi spirituali e al lavoro da svolgere su se stessi e sulla propria visione del mondo, da attuarsi con il pensiero, l’immaginazione, la sensibilità e la volontà. La filosofia terapeutica dei filosofi antichi è, insomma, “un modo di vivere, una forma di vita, una scelta di vita […] che mirano a una trasformazione e a una metamorfosi di sé” (Hadot, p. 152). La filosofia terapeutica è una conversione, un cambiamento di visione del mondo, di stile di vita e di comportamento e una revisione della propria tavola dei valori. L’obiettivo è liberare l’essere umano dalla sofferenza dell’anima e rendere la mente completa, guarita, sana. 

Per secoli e secoli questa filosofia cadde nell’oblio. Sono andati dispersi molti libri nei quali i filosofi spiegavano come curare le malattie dell’anima con la filosofia. Da qualche tempo a questa parte la filosofia terapeutica è rinata. Questo ritorno allo spirito originario dell’antica filosofia non è sostenuto solamente dai nuovi filosofi “terapeuti” (counselor e consulenti filosofici) ma dagli studi e dalle ricerche in neurobiologia, epigenetica, psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), biopsicologia ma anche dalla psicologia del profondo, dalla psicoterapia cognitiva fino alla mindfulness. Queste ricerche dimostrano la tesi degli antichi filosofi: il pensiero esercita una potente influenza sul benessere fisico e mentale.  

Le malattie della mente diagnosticate già dai filosofi antichi producono nel nostro organismo gli stessi effetti dei cosiddetti “fattori di stress”: causano reazioni biochimiche che colpiscono il nostro stato di salute in svariati modi, contribuiscono all’invecchiamento precoce, accorciano la vita e hanno un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nello sviluppo di gravi patologie. 

Il fatto è che, ammette Plutarco, “chi soffre di patologie fisiche si rivolge ai medici perché sente che questi potranno aiutarlo a curare le sue malattie, mentre chi sopporta sofferenze dell’anima non si rivolge ai filosofi nella convinzione di sapersi arrangiare egregiamente in ambiti in cui in realtà commettono gravi errori” (2001, p. 194).

L’invito dei filosofi antichi di occuparsi delle sofferenze quotidiane insegnando agli uomini come mantenere in equilibrio la propria mente per evitarle è più attuale che mai. Questo compito rappresenta la vera e propria missione delle Pratiche Filosofiche contemporanee e costituisce l’essenza del nostro Master in Counseling Filosofico, eredi delle geniali intuizioni di Antifonte e degli antichi filosofi che ereditarono la sua proposta di una filosofia terapeutica della condizione umana. 

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Bibliografia

Bignone E., Antifonte oratore e Antifonte sofista, Argalìa Editore, Urbino 1974

Platone, “Gorgia” in, Tutti gli scritti, Bompiani, Milano 2005

Plutarco, Tutti i Moralia, Bompiani, Milano 2001

Untersteiner M., Sofisti. Testimonianze e frammenti. Fascicolo quarto: “Antifonte,

Crizia”, Firenze, La Nuova Italia, Firenze 1962

Watzlawick P., Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione

terapeutica, Milano, Feltrinelli 1991 

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