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“Il filo di Sofia”. Progetto di Counseling Filosofico in ambito penitenziario. Di Giulio Toscano

L’Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna (UIEPE) di Palermo in data 15.04.2024 ha approvato, in seno al Documento di Programmazione Interdistrettuale 2024-2026, il progetto  di counseling filosofico di gruppo “Il Filo di Sofia” presentato dall’Associazione PRAGMA  in partnership con l’Associazione “L’Albero Filosofico” e destinato a soggetti in esecuzione penale esterna in carico all’UDEPE di Catania. Il progetto prevedeva sei incontri  della durata di ore 2.40 ciascuno, condotti da Giulio Toscano per PRAGMA e da Lucia Caruso per “l’Albero Filosofico”; la Direzione UDEPE di Catania  ha selezionato  i partecipanti tra i soggetti sottoposti a misure alternative alla detenzione, per la prima volta in Italia coinvolti in un’iniziativa del genere.

I sei incontri, svoltisi settimanalmente nei mesi di giugno e luglio 2024 nei locali di una biblioteca comunale, sono stati strutturati in due fasi. Nella prima parte si è dato spazio alla scrittura, alla narrazione autobiografica, all’uso di tecniche di visualizzazione guidata, al kintsugi  (l’ arte di riparare gli oggetti rotti impreziosendoli),  alle riflessioni – prima verbalizzate e poi scritte – sul proprio mondo interiore e le emozioni che si agitano nell’animo umano. In particolare, nei primi due incontri , agli esercizi di presentazione al gruppo, centrati anche sulle implicazioni relative al proprio nome di battesimo, è seguita la ricostruzione autobiografica della propria identità con riferimento alla famiglia d’origine (mitobiografia) e successivamente, attraverso tecniche guidate, la “visualizzazione” di momenti, stati d’animo e ricordi positivi della propria vita, con l’obiettivo di renderli reali e coinvolgenti per raggiungere momenti di benessere e ritrovare un passato di cui si ha nostalgia.

Nella seconda parte sono stati utilizzati alcuni degli strumenti caratteristici del counseling filosofico di gruppo: il “Brainstorming socratico”  e la “comunità di ricerca”.  Il primo strumento è una revisione (introdotta da Luca Nave e Maddalena Bisollo) del Dialogo Socratico classico ideato da L. Nelson, che costituisce una applicazione pratica del principio del “pensare insieme”, con l’obiettivo di trovare una definizione il più possibile condivisa tra i membri del gruppo, di un argomento di indagine, quale risposta alla domanda iniziale: “che cos’è?”. Discostandosi dalla “terapia d’urto” di Socrate, però, che mette in difficoltà l’interlocutore spiazzandolo, nel dialogo socratico come nel brain-storming socratico si pratica quello che può essere definito un “metodo socratico positivo”, orientato a produrre risposte concrete alle questioni trattate. Così nei primi due incontri,in stretto e coerente collegamento con l’impegno dei partecipanti nella ricostruzione autobiografica della propria identità e di fatti ed episodi  significativi del proprio vissut0,il tema della identità è stato  messo a fuoco con la partecipazione attiva e vivace di tutti i membri del gruppo,e si è pervenuti ad una nozione sufficientemente condivisa, esplorando come proprio attraverso la narrazione autobiografica possa costruirsi e modellarsi un senso identitario ,connettendo memoria, coscienza e narrazione e verificando come lo strumento della narrazione non costituisca una semplice codificazione degli eventi, ma un processo creativo che conferisce forma e significato all’esperienza individuale. In particolare l’importanza,  sempre significativa e non raramente decisiva, che  riveste la dimensione relazionale nella formazione della propria identità, messa in luce nei brevi elaborati prodotti dai membri del gruppo (le figure genitoriali, i fratelli ,i figli, gli amici, i docenti…) ha costituito materia di discussione e di confronto tra i partecipanti  Si è concluso quindi, in accordo con le suggestioni filosofiche di Paul Ricoeur, che il concetto più adeguato di identità è proprio quello di identità narrativa, secondo cui la costruzione dell’identità è un lavoro in progress, sostenuto dalla auto-consapevolezza e dalla memoria, che si modella, adattandovisi plasticamente, sulle vicende, sugli episodi e sulle relazioni che costituiscono il nostro vissuto, e che trova nella narrazione autobiografica lo strumento più idoneo per una ricostruzione della propria storia individuale.

L’altro strumento utilizzato è stato quello della “comunità di ricerca” (Community of inquiry”), ideata da M. Lipman nell’ambito della Philosophy For Children ma ampiamente usata anche nel counseling filosofico. Qui si tratta di una pratica di condivisione del pensiero che si sviluppa, pur ammettendo dissensi e divergenze, in un contesto di cooperazione e di rispetto reciproco tra gl’interlocutori idoneo a favorire l’instaurarsi di positive dinamiche relazionali all’interno del gruppo. Sulla scorta di brevi brani o aforismi di filosofi stoici (Marco Aurelio, Epitteto, Seneca) e utilizzando come testo-stimolo anche una poesia di E. Montale, si è sviluppata una  discussione su concetti quali la felicità, la sofferenza, il dolore, la resilienza.  Su                quest’ultimo tema, nella seconda parte del terzo incontro, riflettendo sulle opportunità di rilancio della propria vita dopo una crisi o un trauma, ci si è collegati, in maniera particolarmente feconda, all’esperienza di kintsugi, metafora delle fragilità umane e della possibilità di trasformare le nostre linee di frattura in punti di forza.

Nel corso del quarto incontro, attraverso tecniche di visualizzazione guidata, i membri del gruppo sono stati invitati a visualizzare un loro progetto di vita, soltanto vagheggiato o prossimo alla realizzazione, attraverso il quale proiettarsi in un futuro di libertà e di riscatto dal pregiudizio. Su questi progetti (dall’aprire una tabaccheria a scrivere libri di storia,dal  vivere in un camper viaggiando per il mondo a potenziare e migliorare i rapporti con i figli) sono emersi , nella “comunità di ricerca” i sogni, i desideri,le prospettive più o meno concrete  dei partecipanti, ciò che ha contribuito a migliorare la  reciproca conoscenza, l’empatia e la solidale comprensione tra gli stessi, rinsaldate anche dalle attività svolte nell’appuntamento della settimana successiva, in cui, partendo da una frase di F. Dostojevskij, sono state sviluppate e poste a confronto sensazioni e riflessioni sulla conoscenza del proprio mondo interiore, e in particolare sul ruolo delle emozioni nel comportamento umano, sulla possibilità e capacità di gestirle,e quindi  sul controllo cosciente delle proprie azioni. Si è anche suggerito di associare ai sentimenti provati un’opera pittorica di E. Munch (L’Urlo, o La Malinconia). Ognuno dei partecipanti ha prodotto un breve testo al riguardo, condividendolo attraverso  una lettura espressiva dello stesso.

Nell’ultimo incontro, infine, nell’intento di stimolare modalità di approccio altre e diverse alle questioni esistenziali, relazionali ed etiche. si è preso lo spunto dalla prima delle “ Lezioni americane “di Italo Calvino, ove si  esalta il  valore della Leggerezza in letteratura, per estendere il concetto alla vita in generale. Vivere con leggerezza – questo il tema che è stato offerto alla riflessione dei membri del gruppo –  significa  guardare la realtà come dall’alto, liberandosi dal peso eccessivo delle circostanze esterne  e   distanziarsene sì da non farsene condizionare, ma assumendosi ogni volta la responsabilità delle scelte in prima persona. Significa però anche limitare la “pesantezza” del nostro Io, la sua ipertrofia, liberarci da ciò che ci fa concentrare solo su noi stessi impedendoci di relazionarci in maniera adeguata e soddisfacente con gli altri. E c’è un altro filtro attraverso il quale si può osservare il mondo e agire nel mondo, la Gentilezza, anch’essa alternativa allo sfrenato individualismo dei nostri tempi, e che  ci mette in grado di porci in ascolto degli altri, di accettare il conflitto ma di neutralizzarlo, esercitandoci,nell’epoca del narcisismo e della competizione spietata, ad essere empatici,a prenderci cura degli altri, e anche ad ottenere che gli altri si prendano cura di noi. Dopo una riflessione su questi temi, la messa in comune da   parte dei membri del gruppo delle impressioni e dei giudizi  sull’esperienza vissuta  (largamente positivi, con grande soddisfazione dei counselor)  ha concluso il ciclo di incontri.

Giulio Toscano, Docente di Biodiritto al Master In Counseling Filosofico Pragma

 

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