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Quando sei figlia di tua nonna e tuo padre è il figlio di tua madre. Cronaca di un laboratorio di argomentazione. Di Luca Nave

Metti un gruppo di adolescenti in una stanza e annuncia loro che sono chiamati a giocare all’argomentazione. Presenta la seguente storia e chiedi di prendere posizione per il “pro” o per il “contro” del problema proposto.

LA STORIA (VERA).

Mattiew ed Eliott vivono negli Stati Uniti, sono trentenni e si amano alla follia. Convivono da tre anni e vogliono avere un figlio “biologico” che possa coronare la loro storia d’amore. Annunciamo subito che non sono interessati all’adozione di un bimbo già nato.  Ricercano informazioni e scoprono la tecnica della “procreazione medicalmente assistita” (PMA) tramite “gestazione per altri” (GPA).

Ne parlano in famiglia e l’idea appare subito allettante. Piuttosto che fare ricorso a una mamma surrogata estranea, decidono di “fare tutto in famiglia”. La sorella di Elliot, che si chiama Elisabeth e ha 25 anni, dona i suoi ovociti mentre Cecile, la mamma di Matthew (57 anni) “offre” il suo utero e porta a termine la gravidanza.

Detto fatto. Nasce Uma Louise, che, dunque: ha due papà, una mamma biologica che è anche sua zia (Elisabeth) e che non vive con lei e una mamma surrogata che è anche sua nonna (Cecile). Matthew è il figlio di Cecile e anche il padre della figlia di Cecile (Uma). Elliot è il padre di Uma ma anche suo zio, ma è anche il genero della madre-nonna di sua figlia e fratello della mamma biologica (Elisabet) di sua figlia Uma.

Il seguente schema può aiutare a comprendere la struttura di questa famiglia:

Presentazione standard1

 

SI CONSIDERI CHE:

In Italia la legge 40/2004 impedisce la GPA e regolamenta fortemente la PMA. Insomma, in Italia Uma Louise non sarebbe potuta nascere. In ambito politico ci sono due schieramenti: i Pro Family (difensori della famiglia tradizionale) e poi ci sono coloro che non sono Contro-Family ma sostengono una libertà procreativa allargata (famiglie “arcobaleno”, ecc.). Secondo i primi Uma non doveva proprio nascere, in base alle idee del secondo schieramento si può fare (è stato già fatto).

IL PROBLEMA CHE IL GIOCO IMPONE DI AFFRONTARE È:

È “moralmente” lecito fare ricorso alla GPA e PMA “eterologa” al di fuori della famiglia “tradizionale” e della PMA “autologa”?

IL COMPITO:

Il gruppo “Pro” difende la famiglia tradizionale, ovvero che bisogna mettere delle limitazioni “giuridiche” piuttosto forti a queste tecniche (vedi legge 40/2004).

Il gruppo “Contro” sostiene che non ci devono essere troppe ingerenze dello Stato e che ognuno ha il diritto – a certe condizioni – di creare la famiglia che vuole (vedi, per esempio, le legislazioni di Spagna, Svizzera, Olanda, alcuni stati USA).

Ogni squadra presenta almeno tre argomenti a sostegno della tesi che deve sostenere. Il facilitatore scrive alla lavagna le tesi e quindi inizia la fase dell’argomentazione. Il portavoce illustra gli argomenti che saranno sottoposti al vaglio critico dai componenti dell’altro gruppo. Non si tratta di un debate e non ci sarà una squadra vincitrice, ma vincono i “buoni” argomenti e il buon uso del pensiero critico.

Il gioco dell’argomentazione è un’espediente che consente al facilitatore di raggiungere diversi obiettivi per la formazione dei giovani:

  • Permettere di conoscere importanti argomenti del dibattito bioetico e politico contemporaneo in maniera alternativa rispetto alle noiose lezioni frontali
  • Abituarli ad argomentare la propria posizione ideando buoni argomenti rispetto alle tesi che intendono sostenere
  • Insegnare loro le abilità del pensiero critico e del “dubbio sistematico” per evitare il dogmatismo senza cadere nello scetticismo totale.
  • Creare un contesto dove si possa dialogare in maniera filosofica, con il buon uso delle domande e dell’ascolto attivo, che è la condizione per contro-argomentare.

 

Nel laboratorio l’arte dell’argomentazione assume le vesti di una “pedagogia della razionalità argomentativa”: crea il contesto per il confronto tra visioni del mondo e insegna ad avere ragione attraverso le “ragioni della ragione” piuttosto che le “ragioni della forza”. Favorisce l’apertura al confronto tra punti di vista nel contesto di una comune riflessione razionale e argomentativa, che insegna a “cercare le ragioni” invece di “voler avere ragione senza buone ragioni”.

L’argomentazione è uno strumento della democrazia, perché, concludiamo con Bobbio, “[…] quando gli uomini cessano di credere alle buone ragioni, comincia la violenza, la persuasone e l’inganno”. (Bobbio, “Introduzione al Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica di Perelman C. e Olbrechts-Tyteca L.”, Torino, Einaudi 1966, p. XIX).

 

Luca Nave, Presidente di Pragma Society

 

 

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