RUBRICA.
DIRE, FILOSO-FARE, BRASARE: LA FILOSOFIA IN CUCINA
A cura di Giovanna Borrello
Invito alla Rubrica
Nel frontespizio dell’Almanach des Gourmands di Grimond de la Reynière è raffigurata la biblioteca del goloso. Non contiene libri ma delizie culinarie, un cappone e un porcellino da latte, salumi, formaggi, vini e liquori, frutta sotto spirito e dolci di vario tipo. Da contraltare allo scrittorio dell’erudito c’è una tavola imbandita mentre dal soffitto, al posto del lampadario, pende un enorme e gustoso prosciutto, perché tanto si può mangiare anche in penombra o anche al buio. Leggere è mangiare, scrivere è cucinare, come d’altronde testimoniato dalle metafore e analogie, stabilite dal linguaggio ordinario, tra cibo e pensiero, tra mangiare e filosofare: si prova un “appetito” per la conoscenza, una “sete” di sapere e una “fame” di informazioni. E allora si “divorano” libri, si fa “indigestione” di dati e si può provare una “nausea” per l’atto di leggere o di scrivere ma non si è mai “sazi” di sapere. Ci “beviamo” le storie se narrate con parole “dolci” o se contengono “amare” verità, sorridiamo se contengono battute “acide” e ci stomachiamo se le battute sono “disgustose”, mentre restiamo delusi se le allocuzioni sono “insipide”. Le storie più “appetitose” sono quelle farcite di aneddoti “pepati”, di descrizioni “piccanti” e magari di paragoni “gustosi”.
Le analogie tra il nutrimento del corpo e il nutrimento della mente invitano a pensare alla dialettica tra cibo e pensiero. Gli animali si nutrono, solo l’uomo mangia ed è, innegabilmente, “anche“ ciò che mangia” (Feuerbach, 2015): l’essere umano non consuma semplicemente gli alimenti ma ha il privilegio di poterli pensare, di instaurare con il cibo un rapporto simbolico che si manifesta tanto nelle parole del linguaggio che dalla bocca escono, quanto negli alimenti delle vivande che nella bocca entrano.
Cucinare significa separare e ricomporre in forme ordinate e con precisi rituali le materie prime del cibo, con il ricorso al fuoco che, come lo spirito, solvet et coagulat gli elementi, che si uniscono e si dividono, si assimilano e si separano fra loro. La cucina non è un universo retto dal caos dove gli elementi sono mischiati in un unico calderone dove cuoce il minestrone del brodo primordiale e universale. La cucina è “sistema chiuso” (Rigotti, 2012) con rituali e regole precise che vanno rispettate oppure violate, ma solo dopo esser state apprese. Queste regole e questi rituali si chiamano ricette che, in cucina, sono l’equivalente delle idee platoniche, modelli ideali da ricercare continuamente con la consapevolezza di non poterli mai raggiungere in questa vita. La continua ricerca del Bene (vero, buono, giusto e bello) caratterizza la filosofia e anche la filosofia della gastronomia: la capacità di comporre e scomporre elementi diversi del reale e la cura che interviene in ogni autentico atto del cucinare e del filosofare sono il tratto di unione tra il pensare e il mangiare.
Questa ricerca del vero e del gusto ideale che accomuna filosofia e arte culinaria è il motore della rubrica del nostro blog intitolata “Dire, Filoso-Fare, Brasare”. La rubrica sarà curata dalla Filosofa e Chef Giovanna Borrello, che ogni settimana proporrà una nuova ricetta per deliziare il gusto e il pensiero dei nostri lettori.
Lascio a Lei la presentazione della Rubrica e di cosa ci riserverà.
Mi presento.
Sono Giovanna Borrello. Ho insegnato Filosofia e Bioetica all’Università Federico II. Ho sempre inteso la Filosofia in senso pratico, come cura, dalla mia adolescenza e poi con la politica delle donne e il Pensiero della differenza sessuale che è un pensiero pratico-politico. Sempre nell’ottica della pratica filosofica, ho fondato a Napoli, nel 2007, l’associazione Metis, che promuove un Corso di Alta Formazione in Counseling filosofico (Napoli, Catania, Roma) www.meticounselingfilo.it.
Nel 1998 e in tempi non sospetti – prima della grande diffusione di libri di cucina odierna e di cuochi che divengono delle vere Star – ero Presidente del Consiglio della Provincia di Napoli e ho ideato un libro di cucina che titolato La Mente a banchetto. Il coautore fu Pippo Schiano, allora segretario dell’Assessore all’Istruzione Raffaele Porta.
Il libro nacque dall’esperienza viva di veri e propri “morsi della fame”. Nell’attesa di essere ricevuta dall’Assessore, quasi sempre a ora di pranzo, per evitare gli affollamenti delle udienze dei consiglieri della mattinata, chiedevo sempre a Pippo – con l’illusione di sedare la mia fame – il suo menù del giorno. Lui era uno Chef eccellente, che aveva già reso famosi due pub: Alì e Babà.
Gli proposi di fare un libro di cucina e lui entusiasta assentì. Era uscito qualche libro di cucina abbinandolo al Sesso, io proposi ovviamente di abbinarlo alla Filosofia più originale ma anche più affine.
Affinità filosofiche
Le affinità, come diciamo fin dalla introduzione del libro, sono facili da individuare. La Filosofia nasce in Grecia nei Convivii. I Greci amavano condurre le più sottili dissertazioni sui problemi più astratti e metafisici nei banchetti: un sublime esempio ne è il Simposio di Platone. Anche Cartesio, conosciuto per la famigerata separazione tra res cogitans e res extensa, pone, nel libro omonimo tra le “passioni dell’anima” e il corpo una stretta unità, che si esplica proprio attraverso l’apparato digerente. Descartes aveva giù intuito che l’intestino è il nostro “secondo cervello”. Per Spinoza, addirittura in un libro dedicato all’ “Etica”, la distinzione tra il Bene e il Male, non è una distinzione morale ma dipende da ciò di cui ci si nutre. Il Bene deriva dall’assunzione di cibi genuini, il Male da quelli avvelenati.
Con Feuerbach, l’ homo sapiensdiventa homo mandecans con la famosa affermazione, argomentata piuttosto bene: l’uomo è ciò che mangia.
Non è da meno Marx, che auspica che le funzioni del procreare , del mangiare e del bere, che, nella società borghese, non sono propriamente umane, lo diventino una volta che questa società sia liberata dallo sfruttamento capitalistico.
Ma noi nel libro troviamo un’affinità con tutti filosofi e le filosofe dell’Occidente. La mente a banchetto è un libro di storia di filosofia abbinato alla pratica della cucina..
Perché cucinare è una pratica filosofica
Per diversi motivi. Innanzitutto, mentre cucini, puoi staccare la spina dalle abitudini meccaniche del vivere quotidiano: si tratta di un atto di vera epochè, che consente di allontanarti dal “si dice “ e dal “si fa” e concentra l’attenzione su un unico oggetto, che è l’atto del cucinare.
Poi hai la possibilità, nel fare il vuoto in seguito a questa sospensione, di interrompere il flusso indomito dei pensieri che occupano la tua mente e puoi focalizzare l’attenzione su di te. Ne giova anche il nostro sistema immunitario.
Inoltre, lo stacco ti libera dallo stress quotidiano e ti apre la possibilità di esercitare la tua creatività: mentre cucini, ti possono venire in mente grandi idee e progetti favolosi.
Sappi che la creatività ha bisogno di uno spazio libero per nascere ed esercitarsi!
Perché oggi questa Rubrica: Filosofia e Cucina
La Rubrica esce durante il periodo del “Coronavirus” – denominazione che trovo quasi regale rispetto al nome scientifico Covid19, che mi evoca un oggetto di fantascienza – che occupa il campo del nostro vissuto quotidiano e ha chiuso il pensiero e la creatività nel recinto di una fissazione: quella su di un virus invisibile e che, in quanto tale, vediamo dappertutto.
La preoccupazione non ci lascia mai e abbiamo, quindi, bisogno di un distacco deciso. Più ancora che allontanarci da uomini e donne, abbiamo necessità di tenerci lontano da lui almeno per la distanza di un metro.
Credo che realizzare una pietanza possa farci trascorrere un lasso di tempo sufficiente per tenerlo lontano dai nostri pensieri. E se cuciniamo anche in compagnia del filosofo/a che ha ispirato la ricetta ancora meglio: ci immergiamo nel campo del pensiero e possiamo filosofeggiare a nostro piacimento.
Ho quindi accettato con gioia la proposta di Pragma di curare questa Rubrica. Inizieremo la prossima settimana con una ricetta che s’ispira al testo La mente a Banchetto. Ci potranno essere, lungo questo cammino che faremo insieme, anche pezzi e ricette inediti, ispirati alla situazione che stiamo vivendo.
Seguiteci!
Bibliografia iniziale
Borrello G., Schiano P., La mente a banchetto. Percorsi di filosofia e gastronomia, Tempolungo, Napoli 1998
Cibien F., Gallerani F., Filochef. I filosofi a tavola, Il Melangolo, Genova 2016
Feuerbach L., L’uomo è ciò che mangia, Morcelliana, Milano 2015
Rigotti P. F., La filosofia in cucina. Piccola critica della ragion culinaria, Il Mulino, Milano, 2012
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